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SID interview 

A Londra Con Stefano Chies - Interview by Scuola Italiana Design.

Interviste ai diplomati SID - Stefano Chies

 

NOME E COGNOME: Stefano Chies

ETA’: 26 anni

SESSO: M

NOME IN CODICE: ste the SIGN

SUPER POTERI: mmm non so, forse essere solare e positivo con le persone

TALLONE D’ACHILLE: curiosità

PC o MAC: negli ultimi anni mi sono convertito definitivamente al MAC

BIRRA o VINO: da buon veneto ovviamente il vino ovvero +cabernet –internet, ma dove vivo ora la birra non mi dispiace!

 

 

Un aggettivo per ogni suo anno al SID?

I tre anni trascorsi al SID gli ho vissuti intensamente e sono volati in fretta. 

Potrei riassumerli così : primo anno “scoperta”, secondo anno “formazione ed insonnia”, terzo anno “prova di se stessi”.

 

Un episodio di vita vissuta al “SID”?

Non ricordo ora un episodio in particolare, perché l’esperienza al SID è stata unica, ma il primo Workshop a Rovigno a cui ho partecipato con l’azienda “Chicco Artsana” è stato stupendo, una settimana intensa di pura creatività. Da allora ho ritenuto il momento del brainstorming fondamentale anche per la vita quotidiana. 

 

Quale progetto/corso è stato per lei il più gratificante?

Il progetto che mi ha gratificato maggiormente è stato al Master con l’azienda Vimar . Sebbene lavorare in team abbia alcuni pregi in quanto si ha a disposizione maggiore creatività e ci sia un più facile scambio di opinioni, per la prima volta ho voluto lavorare autonomamente, semplicemente per mettermi alla prova. Un’esperienza stimolante ed adrenalinica dall’ideazione alla presentazione (con timidezza) dei concept di fronte ai manager aziendali. Al termine il progetto è stato giudicato positivamente e mi sono sentito sollevato, più maturo, più sicuro di me stesso nel presentare un progetto ad un’azienda.

 

AfterSID, come l’ha affrontato?

Da un lato c’è stato il dispiacere di salutare i compagni di corso, i docenti, le aule dell’istituto dove tutto è servito, diciamo, ad “inglobare la propria creatività” per un futuro prossimo.

Dopo la fine dei corsi non sono riuscito a partecipare a quello che per me sarebbe stato l’ultimo workshop a Rovigno, perché è arrivata la prima chiamata per un colloquio in uno studio di design, il quale è andato a buon fine. Progettavo nuovi mobili d’arredo per collaborazioni con il Salone del Mobile di Milano. E’ stata una bella esperienza. 

 

E’ arrivata poi una chiamata da una grande azienda trevigiana di calzature e abbigliamento che cercava nuovi creativi per avere idee fresche ed incontaminate dall’azienda. Qui ho lavorato circa due anni come designer creativo/grafico proponendo nuove idee per campagne pubblicitarie, grafiche varie ,espositori, oggettistica per i negozi, ecc.. Devo dire che questa esperienza non solo è stata validissima per maturare nel mondo del lavoro, ma mi ha anche permesso di scoprire le differenze tra  lavorare in un uno studio di design e in un’azienda. Sebbene personalmente ritengo più stimolante lavorare in un’agenzia o studio, suggerirei a tutti di provare entrambe queste esperienze.

 

La decisione di lasciare l’Italia e partire per Londra: come, quando, perché?  Ci parli un po’ di questa scelta.

La mia curiosità mi porta a ricercare sempre nuove sensazioni, stimoli, idee che non annoino la mia creatività, quindi, esplosa la crisi e la conseguente (purtroppo) perdita del posto di lavoro, ho pensato bene di volare a Londra per migliorare l’inglese, che ritengo fondamentale per qualsiasi designer. Inoltre credo che non si debba smettere mai di imparare, per questo ho voluto iniziare un’esperienza di vita differente per mettermi nuovamente alla prova.

L’idea iniziale era di fare un corso d’inglese presso una scuola, trovare un lavoretto per mantenermi e che mi permettesse di perfezionare la lingua e poi cercare qualcosa nell’ambito del design.

 

Mettendo a confronto la “realtà lavorativa italiana e quella londinese”, quali sono i loro punti forti e deboli? Che possibilità in più offre Londra ad un giovane designer?

Diciamo che lo sto ancora testando e scoprendo, non sono arrivato ancora alla meta prestabilita per dire con certezza le esatte differenze. Ho notato però che la realtà londinese è molto più aperta alle persone straniere rispetto a quella italiana. Ovviamente dipende sempre da che lavoro si cerca, comunque sia è meno burocratica e per un giovane che vuole iniziare a spolverare l’inglese e con tanta voglia di fare, questa città offre molte possibilità e non è difficile trovare un lavoro.

 

Per quanto riguarda l’ambito del design ho notato che la realtà londinese vuole giovani preparati, sicuri di se perché qui nessuno ti aspetta, è una città che ogni giorno cambia volto e data la concorrenza molto alta credo che valga anche qui la regola di esser al posto giusto nel momento giusto. Molto spesso alcune agenzie preferiscono ragazzi che hanno studiato in Inghilterra o con qualche esperienza lavorativa nel settore in UK, riconoscenze per concorsi possono essere punti a favore; altre agenzie invece non vogliono nemmeno vedere il portfolio mettendo la persona direttamente alla prova assegnando un brief.

 

Sinceramente devo dire che non è facile entrare in uno studio e lavorare a tempo indeterminato, a me purtroppo non è ancora capitato; funziona molto la strategia dei free lance, dei part-time o dei contratti a progetto, la parola stagista non viene utilizzata si preferisce dire che si è in prova. 

 

Credo che in Italia ci sia più spazio per i product/interior designer mentre a Londra i web/video designer  sono ricercatissimi. Punti a favore pure per i visual/graphic designer e fotografi, anche se ritengo che ce ne siano moltissimi.

 

Un punto a favore della Gran Bretagna a differenza dell’Italia, è che vieni valutato per quello che sai fare e non per chi sei. Insomma, per tagliare corto, direi che Londra è un’ ottima città con mille spunti creativi, sta a noi novelli cercare, provare, fare tanta gavetta e non scoraggiarsi mai.

 

Attualmente a cosa sta lavorando? Progetti futuri?

Senza vergogna vi confido che lavoro in un bar, giusto per mantenermi, visto la cara vita londinese.

 

Lavoro inoltre come free lance per uno studio che disegna t-shirts, cerco di partecipare sempre a qualche contest di design/grafica/fotografia, sto aspettando i risultati, spero positivi, di alcuni contest ed attualmente sto aiutando una fotografa nell’allestire delle mostre fotografiche. Insomma cerco di mantenermi attivo, sempre alla ricerca di un lavoro nel campo del design creativo e del visual/product design.

 

Ha vinto un contest a livello internazionale per l‘ideazione di un poster a livello socio comunicativo senza scopo di lucro per l’AMREF, una grande soddisfazione, ci può parlare un po’ del concorso e dell’idea che sta alla base della creazione del poster? “Che ne sarà ora del suo poster”?

Sono stato entusiasta quando ho saputo della vincita di quest’ultima edizione, il concorso si chiama ”Good 50x70” ed è un contest annuale che ha lo scopo di incentivare e diffondere la cultura del design legata al mondo del sociale ed impegnata nella difesa dei diritti umani, civili e dell’ambiente. Designer e creativi di tutto il mondo partecipano con originalità e prospettive differenti, diffondendo i messaggi di cambiamento portati avanti dalle ONG che aderiscono all’iniziativa. 

 

Il brief si intitolava “Play for Africa” ed io mi sono ispirato alla Coppa del Mondo FIFA, perché credo  sia il momento in cui i bambini dimenticano tutti i loro problemi sentendosi liberi di socializzare.

Ora i 210 vincitori, selezionati tra i 2357 poster ricevuti da 81 paesi del mondo, parteciperanno alla mostra di comunicazione sociale che è partita da Milano in Piazza Cordusio e in Via Dante il 15 ottobre e dove rimarrà fino alla fine del mese (31 ottobre), per poi fare tappa per un anno intero nelle città di tutto il mondo in exhibition e fiere di design.

 

Nell’edizione del 2008 è stato selezionato un poster con cui ho partecipato con due amici ”Igor Verdozzi e Francesco Terzago”, sul tema della mortalità infantile con il nome “No one’s excluded”.

 

Un contest che suggerisco a tutti per la prossima edizione, perché lo ritengo molto interessante a livello umano.

 

Alla fine di settembre si è svolto a Londra il London Design Festival, se lo confrontiamo con il Salone del Mobile? Immagino abbia avuto l’occasione di visitare le esposizioni, mostre, partecipare ad eventi, c’è qualcosa che l’ha colpita?

Si, è il secondo anno consecutivo che visito il “London Design Festival”, potrei dire che è una 9 giorni (dal 18 – 26 settembre) in cui tutta la città inizia ad animarsi creativamente. Ci sono moltissimi eventi, exhibition, fiere che mi hanno ricordato la settimana del design che si svolge a Milano in primavera. Personalmente ho notato che anche Londra potrebbe esser suddivisa in salone del mobile, salone satellite, fuori salone e qualcosa di extra.

 

Il “salone del mobile” londinese (sebbene molto più piccolo rispetto a quello di Milano) dal mio punto di vista è la fiera denominata “100% design London” ad Earls Court, dove viene dato spazio al miglior Interior Design contemporaneo, al product design, all’architettura, ai materiali per gli interni, si possono trovare talenti emergenti con il loro piccolo stand magari accanto a designer di fama mondiale, uno tra tutti Ron Arad, presenti con nuovi progetti e collaborazioni varie. (http://www.100percentdesign.co.uk/)

 

Direi che il “salone satellite” possiamo rivederlo al “Designersblock” nella Bargehouse OXO a Tower Wharf dove viene dato spazio all’arredamento, all’illuminazione, al product design, all’architettura  e ai  tessuti. Qui si possono trovare designer emergenti britannici ed internazionali e istituti di design. (http://www.verydesignersblock.com/)

 

Il “fuori salone”, se avete presente com’è a Milano, qui a Londra è praticamente enorme tanto che non riesco a descriverlo. L’immancabile totem rosso con l’icona dell’evento si vede ovunque. Tutti esibiscono le ultime tendenze, le novità dell’anno e per il prossimo futuro: studi, aziende, negozi, bancarelle sulla strada, mostre, exhibition, allestimenti di qualsiasi tipo, ecc (http://www.londondesignfestival.com/)

 

Girovagando per mostre e stradine laterali mi sono imbattuto in una mostra davvero particolare ed interessante denominata “Anti design festival”, una exhibition di grafica e non solo, alla quale partecipano designer emergenti ed affermati e che ogni giorno offre differenti workshops, concerti alla sera, short films, ecc... insomma qualcosa di davvero particolare. (http://www.antidesignfestival.com/)

 

Concludendo...Consiglierei a tutti prima o poi di fare un giro a Londra, non solo per vedere il “London Design Festival”, ma per visitare anche un po’ la città che oltre al Big Bang, al Tamigi e a Buckingham Palace offre mille spunti creativi che sta a noi e alla nostra curiosità scoprire.

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